675° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI STEFANO COLONNA, SIGNORE DI PALESTRINA
Ieri, 20 novembre, è ricorso il 675° anniversario della morte di Stefano Colonna, signore di Palestrina.
I continui contrasti tra il papato e i Colonna raggiunsero l’apice quando i cardinali Pietro e Iacopo firmarono ‘il manifesto di Lunghezza’, col quale chiedevano l’invalidazione dell’abdicazione di Celestino V e la conseguente elezione di Bonifacio VIII. L’atto dei Colonna causò le ire del papa che inviò le sue truppe ad assediare e distruggere Palestrina e la sua rocca. Il 13 giugno 1299 il papa annunciava al mondo che la capitale dei Colonnesi era stata rasa al suolo ‘sull’esempio della vecchia Cartagine africana’, e sulle sue rovine era stato fatto passare l’aratro e sparso il sale.
Nel 1304, Stefano, fratello dei cardinali suddetti, scrisse una lettera al Papa precisando che la città era stata distrutta ‘con palazzi nobilissimi ed un grande tempio, ed altri palazzi e case’, e chiedendo, nel contempo, che fossero loro restituite le terre ed i possedimenti confiscati da Bonifacio VIII. Palestrina era sede vescovile e come tale non poteva essere abolita. Morto Bonifacio VIII, i Colonna furono assolti dalle scomuniche sofferte, fino a che Clemente V, loro amico, permise loro, nel dicembre 1305, di tornare a rifabbricare Palestrina e a recingerla di nuove mura.
«Autore e promotore dell’opera – scrive Petrini nelle Memorie prenestine (1795), sotto l’anno 1346 – fu Stefano Colonna, uomo rinomato nella storia de‘ tempi correnti, il quale siccome sapeva che le antiche famiglie prenestine nutrivano affetto grandissimo verso la sua Casa, procurò che tutte tornassero al rinascente suo feudo».
Stefano morirà il 20 novembre 1347 ma prima della sua morte fu protagonista di un altro importante avvenimento che vide l’assedio della città da parte di Cola di Rienzo, il tribuno romano che era venuto in contrasto non solo con la sua famiglia ma anche con altre famiglie aristocratiche, come gli Orsini e i Savelli. Cola costrinse Stefano Colonna a lasciare Roma e a rifugiarsi nella roccaforte di Palestrina: ma i Colonna, superando antichi contrasti, si allearono con gli Orsini e i Savelli per sconfiggere il tribuno. Stefano, nel novembre dell’anno successivo, radunò a Palestrina un esercito di 4.000 fanti e 700 cavalieri e partì per Roma con l’intento di impadronirsene, ma il tentativo fallì e fu costretto a tornare a Palestrina che, per molto tempo fu assediata dalle truppe di Cola di Rienzo. Solo sette anni dopo, approfittando di una tassa sulle derrate che Cola aveva istituito durante l’assedio di Palestrina, i Colonna e i Savelli suscitarono un tumulto popolare sollevando la popolazione. Cola, braccato dalla folla e dai patrizi romani, fu ucciso l’8 ottobre 1354.