UN CONVEGNO SULLA NECROPOLI DELLA MURACCIOLA
Il 14 giugno, nell’ambito delle Giornate dell’archeologia, si è tenuto a Palestrina, all’interno del Complesso degli Edifici del Foro di Praeneste, un convegno sulla necropoli della Muracciola: A tavola! Le abitudini alimentari dei prenestini tra I e III secolo d.C. dalla necropoli della Muracciola.
La necropoli è l’ultima, dopo quelle della Colombella e della Selciata, scoperta a Palestrina; si trova molto fuori del centro abitato, lungo il diverticolo della strada romana che dalla Labicana, uscendo da San Cesareo, portava a Praeneste. A ridosso dell’area della necropoli oggi è stato costruito un grande complesso residenziale, conosciuto col nome di zona 167.
La necropoli fu scoperta negli anni 2008-2009, durante i sondaggi archeologici effettuati dalla Soprintendenza poco prima dell’inizio dei lavori del grande complesso residenziale. Vennero alla luce ben 76 tombe, a cappuccina e a inumazione. I relatori del convegno hanno esaminato tutti gli aspetti e i problemi che sono derivati dalla scoperta delle tombe.
Leonardo Bochicchio, Funzionario della Soprintendenza, Direttore del Complesso degli edifici del Foro, ha presentato una relazione dal titolo “Dallo scavo di rapina allo scavo scientifico: focus sulla trasformazione della ricerca archeologica”. Ha ripercorso, cioè, la storia degli scavi, iniziati praticamente nel 1738 con la scoperta, nelle vicinanze della chiesa rurale di san Rocco, della Cista Ficoroni, forse la più bella di tutte quelle scoperte negli anni successivi. Gli scavi effettuati nella seconda metà del Settecento e poi nell’Ottocento, tendevano alla scoperta di oggetti esteticamente appetibili ai collezionisti e ai mercanti del mercato antiquario che gravitava intorno. Per questo motivo della ceramica, ritenuta poco interessante ed appetibile, non esiste praticamente niente se non pochissimi pezzi sopravvissuti; così come sono molto rare le relazioni degli scavi. Solo nel Novecento, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, gli scavi cominciarono ad essere più scientifici e dettagliati fino ad arrivare a quelli della Muracciola.
La seconda relazione, di Alessandro Pintucci, archeologo ricercatore indipendente, è stata “Uno sguardo al territorio: la necropoli della Muracciola e il profilo suburbano di Praeneste”. L’archeologo ha studiato il posizionamento della necropoli, molto fuori dell’antico centro abitato ed ha ipotizzato che, essendo costituita da poco meno di cento tombe, dovesse appartenere ad un grande complesso agricolo posto lungo la via prenestina; inoltre, che questa potesse essere sull’asse delle divisioni agrarie avvenute nel territorio prenestino dopo la colonizzazione di Praeneste, avvenuta dopo la sconfitta di Mario da parte di Silla.
La terza relazione, di Emmanuela Caserta, anch’essa archeologo ricercatore indipendente, è stata “Oggetti di vita quotidiana e riti funerari dalla necropoli della Muracciola”. Caserta ha esaminato non solo il tipo di tombe, ma tutti gli oggetti in esse rinvenute, quasi tutti di uso quotidiano, e i riti funerari. Le tombe non avevano ricchi corredi ma soltanto chiodi e monete, l’obolo che serviva per accompagnare il defunto nell’aldilà, e recipienti di varie forme usati per la vita quotidiana.
La relazione di Franca Taglietti, della Sapienza di Roma, è stata “Mattoni e tegole nelle tombe della necropoli della Muracciola: i bolli laterizi”. L’archeologa ha studiato tutti i bolli rinvenuti in gran numero su tegole e mattoni, molti dei quali uguali, cosa che l’ha portata ad ipotizzare che le tegole potessero essere state prese da un unico deposito. Alcuni bolli riportano i nomi di personaggi locali, come i questori L. Magulnius, M. Nautius e C. Geminius, e un certo C. Poppaeus Sabinus; altri sono figurati con rami di palma, caduceo e stella, e il nome Hermes.
Nell’ultima relazione, “Le ossa parlano… ricostruzione osteobiografica e nutrizionale”, Cristina Martinez-Labarga, biologa dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, insieme ad un gruppo di colleghi, ha studiato tutte le ossa rinvenute nella necropoli. L’interessante studio ha ricostruito quanti individui erano maschi e quante femmine, l’età degli adulti e dei minori, le fasce di età in cui erano deceduti, le malattie di cui avevano sofferto, i lavori che svolgevano – quasi tutti agricoli, come evidenziato dalla deformazione delle ossa, con il corpo piegato in avanti – e per finire, anche il tipo di alimentazione.
All’interno della sala è stata anche ricostruita una sepoltura a cappuccina della necropoli, con una selezione di oggetti relativi ai diversi corredi funerari, e alcune parti degli scheletri rinvenuti. Alla fine della manifestazione il Ristorante Muracciola, ubicato a poca distanza dalla necropoli, ha offerto ai presenti degli assaggi di pietanze ispirate a ricette antiche, con gli ingredienti tipici della cucina dell’età romana.
Angelo Pinci