PIETRANTONIO PETRINI, UN LETTERATO DEL SETTECENTO
298 anni fa, e precisamente il 9 febbraio 1722, nasceva Pietrantonio Petrini; la famiglia del padre Francesco, originaria del Ducato di Milano, si era stabilita a Palestrina fin dal XIV secolo ed ebbe rapporti con i Colonna prima e i Barberini poi, dei quali amministrava le proprietà.
Pietrantonio esercitò la professione di avvocato, ma fu anche autore di numerose opere letterarie. Il primo testo che gli si attribuisce è un fascicoletto intitolato “Corona poetica nelle nozze degli eccellentissimi Signori Don Gennaro Caracciolo e Donna Olimpia Barberini offerta da Arbace Tesmiano P.A.” (Roma1748) contenente 15 sonetti. Dal nome si evidenzia che Petrini faceva parte delle Accademie letterarie degli Arcadi e degli Incostanti, e ciò è confermato da un altro suo volumetto: “La poetica di Q. Orazio Flacco restituita all’ordine suo e tradotta in terzine con Prefazione critica e note” (Roma1777), in cui nelle “Approvazioni” si parla esplicitamente di Arbace Tesmiano, sig. Avv. Pietro Antonio Petrini Prenestino. Questa opera riscosse notevole successo, tanto da ricevere gli omaggi da due famosi poeti dell’epoca: Voltaire e Metastasio.
La sua indubbia vocazione storiografica dedita alla città natale si comincia ad evidenziare con la pubblicazione successiva, “Di Sant’Agapito Prenestino, della basilica a lui eretta in Palestrina e delle sue reliquie ivi venerate” (Roma1793). Al Santo dedicò anche un dramma, ambientato a Palestrina, ed articolato in tre atti “Agapito presentino Martire. Tragedia” (1801).
Le “Memorie prenestine disposte in forma di annali”, che pubblicò nel 1795, sono la sua opera principale. Il libro si caratterizza per l’andamento annalistico e per l’ampio risalto dato ai rinvenimenti archeologici che si susseguivano in quegli anni; è dedicato al principe Stanislao Poniatowsi, collezionista di opere d’arte, si compone di 517 pagine e sei tavole incise raffiguranti la mappa della diocesi di Palestrina, quella del territorio della Città e il circuito murario, un mosaico oggi scomparso, una cista e uno specchio, tre cammei, un orologio solare e una testa di donna.
Il libro, nel1990, ha avuto una ristampa anastatica, con prefazione di Paolo Fancelli. Cancelli ha evidenziato il fatto che “quella di Petrini è forse, a suo modo e in senso lato, una microstoria, in ogni caso fondata sulla conoscenza obiettiva del maggior numero possibile di fonti ed è, peraltro, una storia di fatti, e di ambito territoriale, non solo urbano, dotato di riferimenti frequenti ad un contesto storico–geografico, prevalentemente, com’è ovvio, quello romano. Il che fornisce indubbiamente respiro conoscitivo all’opera, rendendola partecipe di una catena di avvenimenti e di vicende a ben più larga scala. La peculiarità di questa opera è quella di procedere sistematicamente nell’illustrazione di ogni vicenda in qualche modo attinente alla città (ritrovamenti, saccheggi, pestilenze, erezioni e restauri di fabbriche, insediamenti vescovili, etc.) e tutte per lo più ratificate da fitti riscontri in nota con le fonti: l’insieme corroborato dal poderoso apparato di epigrafi e di documenti di archivio riportato nelle Appendici. L’impronta filologica di sapore muratoriano dell’opera è evidente… Il discorso si snoda in forma rigorosamente annalistica, in termini asciutti e puntuali… e pertanto la ristampa anastatica delle Memorie di Pierantonio Petrini era invocata da tempo perché il volume sia più facilmente a disposizione anche di chi eventualmente si accinga a colmare i vuoti della storiografia prenestina ed è un investimento fecondo per ogni studio a venire”.
Petrini moriva il 29 luglio 1803; in occasione del primo centenario della morte, la Città di Palestrina lo ricordò con una lapide sulla facciata della sua casa natale, in piazza Garibaldi.
Angelo Pinci