90° anniversario della morte. ORAZIO MARUCCHI: UN ARCHEOLOGO PRENESTINO
La nuova sede della Biblioteca Comunale è stata inaugurata nel mese di ottobre dell’anno scorso ma, a causa delle chiusure al pubblico dei luoghi pubblici, non è stata ancora mai utilizzata per conferenze, presentazioni di libri, incontri con le scuole ed altro. Aspettiamo tempi migliori.
Avremmo voluto ricordare il 90° anniversario della morte di Orazio Marucchi, un archeologo che ha tenuto sempre nel cuore la sua Palestrina, ma per il momento lo facciamo in questa sede.
“Se Orazio Marucchi è una fu1gida gloria di Roma immortale, può dirsi inoltre il più bel vanto di Palestrina odierna. Egli fu, infatti, anche prenestino: prenestino per discendenza materna, prenestino per elezione e per cittadinanza onoraria”. Così scriveva Cecilia Pinci nel 1932, nell’introduzione della Guida archeologica della città di Palestrina, di cui Marucchi non vide la fine della stampa perché la morte lo colse alcuni mesi prima.
La notizia della morte di Marucchi, avvenuta il 21 gennaio 1931, si sparse rapidamente nella città di Palestrina, provocando una grande emozione in tutti coloro che lo conobbero personalmente o per la sua fama di studioso di archeologia.
Orazio nacque nel 1852 da Temistocle Marucchi e da Virginia Cecconi, musicista, figlia dell’archeologo Luigi e discendente dello storico mons. Leonardo, autore della Storia di Palestrina città del prisco Lazio (1756). Dalla madre ereditò un profondo affetto per la nostra città e dalla stessa famiglia materna ebbe sicuramente l’inclinazione per le scienze archeologiche che lo fecero conoscere oltre i confini della patria.
La sua prima pubblicazione, nel 1874, fu su S. Agapito, patrono di Palestrina, quando per iniziativa del Capitolo della Cattedrale, si celebrò il 16° centenario del martirio. “Fu quello – scriveva Marucchi – il mio primo lavoro archeologico ed accettai di farlo come primo esperimento dei miei studi, confortatovi dal consiglio del mio venerato maestro G. B. De Rossi. Dopo di ciò proseguii sempre ad occuparmi di monumenti prenestini, tanto profani che sacri, e spesso ne feci argomento delle mie pubblicazioni”.
Negli ultimi giorni della sua vita, affrettando la pubblicazione della terza edizione della Guida archeologica di Palestrina, ripeteva agli amici: «Il mio primo lavoro archeologico fu su S. Agapito prenestino e sarei lieto se anche la mia ultima pubblicazione fosse per la mia Palestrina».
Studiò a lungo i resti del tempio della Fortuna prenestina e del Mosaico del Nilo, non tralasciando tutti gli altri reperti archeologici che la città restituiva continuamente. Nella sua lunga carriera di studioso si occupò soprattutto di antichità cristiane. Fu fondatore e, per 40 anni magister, del Collegium Cultorum Martyrum, il sodalizio romano che ha per scopo il culto dei martiri. La sua fama di studioso raggiunse livelli altissimi, tanto che in occasione del suo 60° compleanno, nel 1913, fu costituito un comitato di onoranze che, per l’occasione, pubblicò l’Albo delle pubblicazioni di Marucchi edite fino ad allora. Dieci anni dopo, l’omaggio si ripeté e questa volta fu il Collegium Cultorum Martyrum che stampò il proseguimento dell’Albo delle pubblicazioni. Da questi due albi si evince la fecondità letteraria di Marucchi. I suoi scritti ammontano a più di 400. Quelli catalogati sono stati così suddivisi: “Antichità egizie” n. 43 pubblicazioni; “Antichità romane” n. 77; “Antichità cristiane” n. 250; “Miscellanea di argomenti diversi” n. 21; a questi si devono aggiungere tutti quelli che vanno dal 1923 fino alla sua morte avvenuta nel 1931.
Le sue pubblicazioni su Palestrina sono state 28, a dimostrazione del suo amore per una città che lo contraccambiò di affetto e stima tanto da concedergli la cittadinanza onoraria quand’era in vita e la dedicazione di una strada dopo la morte. Le tre edizioni della Guida archeologica di Palestrina furono tutte offerte da lui. La prima fu pubblicata nel 1885 a beneficio dei lavori di restauro della Cattedrale di S. Agapito; la seconda nel 1912 a vantaggio dell’erezione del monumento a Giovanni Pierluigi; la terza vide la luce nel 1932, subito dopo la sua morte, e fu stampata a cura del conte Giulio Sbardella, allora proprietario del palazzo che appartenne alla famiglia Cecconi, da cui, appunto, per parte di madre discendeva anche Orazio Marucchi.