UNA CARTOLINA DA… GIULIO COLTELLACCI, SCENOGRAFO DEL “SISTINA”

UNA CARTOLINA DA… GIULIO COLTELLACCI, SCENOGRAFO DEL “SISTINA”

10 Marzo 2022 0 Di angelo

La cartolina di via del Tempio e della scalinata S. Biagio di Palestrina, fu spedita da Giulio Coltellacci, famoso scenografo del Teatro Sistina.

Nato a Roma nel 1916 in una famiglia di origine prenestina, Coltellacci frequentò l’Accademia di belle arti di Roma, dimostrando subito un interesse per la rappresentazione teatrale, in special modo per la scenografia. Passione questa, che lo accompagnò per tutta la sua vita. Esordì come scenografo nel 1946, accanto al regista Guido Salvini, per il quale firmò le scene di Rebecca la prima moglie che andò in scena al Teatro Quirino di Roma. Con Salvini lavorò per molti anni per diversi teatri italiani: Valle e Quirino a Roma, Olimpico a Vicenza, Romano a Verona, Greco a Siracusa e La fenice a Venezia.

Il suo repertorio non si limitò alla prosa, ma realizzò anche scene di opere e balletti.

Dagli anni Cinquanta  curò scenografie e costumi per il musical che andava diffondendosi in quegli anni, collaborando in particolare con Garinei e Giovannini al Teatro Sistina: Rugantino (1962), Ciao Rudy (1966), Niente sesso siamo inglesi (1972), Aggiungi un posto a tavola (1974), Felici-bum-ta(1975) per citare i più famosi.

Coltellacci ha lavorato anche con Luigi Squarzina: Detective story (Teatro Valle di Roma, 1951), con Dario Fo: Chi ruba un piede è fortunato in amore (Teatro Nuovo di Milano, 1975), Enrico Maria Salerno: Alpha Beta (Teatro Manzoni di Milano, 1972). Tra il 1978 e il 1982 ha curato le scenografie per Roland Petit all’Opéra di Marsiglia.

Per il cinema fu art director per i film Ulisse di Camerini (1954), Metti una sera a cena di Patroni Griffi (1967) e C’era una volta di Rosi (1967).

Giulio Coltellacci è morto a Roma il 26 giugno 1983; riposa nel cimitero comunale di Castel San Pietro Romano, dove la famiglia ha gestito per anni un ristorante e aveva una casa.

La cartolina di Palestrina la spedì, il 4 agosto 1943, al suo amico Vittorio Grassi (Roma 1878-1958), artista e grafico, col quale, negli anni Quaranta, collaborò alla realizzazione di scenografie per rappresentazioni teatrali.