VERSO LA MOSTRA “PRAENESTE. LA RISCOPERTA DELLA CITTA’ TRA OTTOCENTO E NOVECENTO”
Uno dei miei primi articoli fu “Un monumento prenestino dimenticato: l’Erario”, pubblicato su Avvenire il 3 giugno 1990.
Nell’articolo mettevo in evidenza lo stato “pietoso” in cui versava l’antico monumento in cui si custodiva il tesoro pubblico. L’erario di Praeneste è l’unico, fra quelli pervenuti a noi, identificato senza ombra di dubbio dall’iscrizione incisa sulla parete di fondo: M. ANICIVS L.F. BAASO M. MERSIEIVS C.F. / AEDILES AERARIVM FACIENDVM DEDERVNT, cioè Marco Anicio Baso, figlio di Lucio, e Marco Mersieio, figlio di Gaio, edili, fecero costruire l’erario.
“L’accesso all’erario – scrivevo allora – ormai da molti anni è vietato al pubblico, i reperti in esso custoditi sono ormai ricoperti da uno strato di polvere e di sporco risalente a non si sa quanti anni. È auspicabile pertanto che le Autorità competenti si facciano carico di dare una ripulita e una sistemazione ai reperti in esso conservati e mettano in preventivo per un prossimo futuro la riapertura al pubblico”.
Nei primi anni Novanta tutti i reperti in esso conservati furono prelevati dalla Soprintendenza alle Antichità e portati nei magazzini di Tivoli, ma l’erario non fu mai aperto al pubblico.
Sono passati 33 anni da quel mio articolo e finalmente sembra giunto il momento auspicato. Il 1° dicembre dell’anno passato, l’arch. Daniela De Angelis, nuova direttrice del Museo Archeologico Nazionale, Santuario di Fortuna ed Edifici del Foro di Praeneste, insieme al dott. Stefano Petrocchi, Direttore Regionale Musei Lazio, hanno inaugurato una nuova stagione per il complesso di edifici del Foro di cui fa parte anche l’erario. Dal primo gennaio di quest’anno, tutto il complesso è aperto al pubblico che potrà pagare un biglietto d’ingresso singolo o cumulato con quello del Museo Archeologico.
Per visitare l’erario si dovrà aspettare ancora qualche tempo perché dovranno essere effettuati dei lavori di restauro e di messa in sicurezza per l’accesso al pubblico visto che il piano originale del luogo è più basso rispetto a quello attuale della piazza da cui vi si accede.
In occasione della mostra “Praeneste. La riscoperta della città tra Ottocento e Novecento”, che sarà inaugurata sabato 11 febbraio alle ore 11,00, dei pannelli esplicativi, curati da Diana Raiano e Andrea Fiasco coadiuvati da altri studiosi, ripercorreranno la storia dell’erario e della società Archeologica Prenestina che operò nei primi anni del ‘900 e che ebbe sede in un locale all’interno dell’area sacra fino al 1944, quando una bomba lo distrusse.
Nella mostra saranno esposti anche reperti trovati a Palestrina ed oggi conservati nel Museo Nazionale Romano, tra cui la famosa corona con dedica alla Fortuna da parte di L. Decumio, e materiale fotografico inedito conservato nell’American Academy of Rome e nella British School at Rome.
Al centro della cartolina sottostante (1912), la cancellata in ferro che chiude ancora oggi l’ingresso dell’erario. A destra, l’articolo pubblicato siu Avvenire del 3 giugno 1990.