IN CAUDA VENENUM: LA FIBULA PRENESTINA
Il 99° volume del Bullettino di Paletnologia Italiana, pubblicato dal Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” di Roma, é interamente dedicato alla Fibula Prenestina. Tutti gli articoli presenti sono dedicati a questo oggetto che fa parlare di se fin dalla sua scoperta, avvenuta nella necropoli della Colombella in Palestrina e fatta conoscere al mondo scientifico dall'archeologo Wolfgang Helbig nel 1887.
Il 99° volume del Bullettino di Paletnologia Italiana, pubblicato dal Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” di Roma, é interamente dedicato alla Fibula Prenestina. Tutti gli articoli presenti sono dedicati a questo oggetto che fa parlare di se fin dalla sua scoperta, avvenuta nella necropoli della Colombella in Palestrina e fatta conoscere al mondo scientifico dall'archeologo Wolfgang Helbig nel 1887.
La fibula, uno spillone che si usava per tenere uniti i lembi di un tessuto, é celebre non solo per la sua semplice eleganza e la preziosità dell'oro, ma per un'iscrizione che per i linguisti è più importante dell'oro stesso, trattandosi della più antica iscrizione latina conosciuta: Manios med phephaked Numasioi, cioé Manio mi ha fatto per Numerio. Si tratta di uno dei più famosi “oggetti parlanti”, che potrebbe risalire al VII sec. a.C.
Negli anni '80 l'epigrafista Margherita Guarducci, con una puntigliosa ricerca, una vera e propria indagine poliziesca, ne decretò la falsità, affermando che in realtà era stata confezionata a Roma alla fine dell'Ottocento, confezionata proprio da Helbig. L'affermazione causò uno sconquasso nel mondo scientifico, tanto che perfino i manuali di linguistica universitari ne furono colpiti, definendo la fibula come una “patacca” e cancellandola come la più antica iscrizione latina conosciuta.
Trent'anni dopo, nel 2009, un'illustre studiosa dell'Università di Urbino, la glottologa Annalisa Franchi De Bellis, ha riaperto la questione.