AGAPITO PINCI DEPUTATO DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE DELLA REPUBBLICA ROMANA
Ricorre oggi, 26 agosto, il 144° anniversario della morte di Agapito Pinci.
Nella primavera del 1848, subito dopo le rivolte di Parigi e di Vienna, anche in Italia scoppiarono sommosse e moti rivoluzionari. Pio IX, in seguito all’uccisione del primo ministro, Pellegrino Rossi, avvenuta il 15 novembre da parte dei reazionari, fu costretto a fuggire a Gaeta. Il governo, entrato in carica il 16 novembre, tentò un accordo col Papa, ma l’intransigenza di questo e la pressione delle forze radicali portò alla nascita di una Costituente romana. Essa fu eletta a suffragio universale il 21 gennaio 1849 con la partecipazione di circa 250.000 elettori. L’assemblea, riunitasi il 5 febbraio, proclamò la caduta del Papa dal governo temporale dello Stato romano e il 9 febbraio la nascita della Repubblica Romana nella forma di una democrazia pura. A capo della stessa fu eletto un triumvirato formato da Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi.
All’Assemblea furono eletti anche due prenestini: Ignazio Piersanti e l’avvocato Agapito Pinci. Quest’ultimo rappresenta sicuramente la personalità politica prenestina più significativa dell’Ottocento.
Nato il 26 marzo 1814,compì gli studi prima nel Seminario di Palestrina e poi in Roma, dove esercitò in seguito la professione legale. Era dotato di un ingegno non comune e di una vasta cultura. Per le sue doti intellettuali e per la sua grande dirittura morale rivestì fin da giovane cariche pubbliche, tra cui quella di depositario e consigliere comunale. Dopo la sua elezione alla Costituente romana, Pinci fu nominato da Saffi, il 10 marzo 1849, commissario straordinario per il Comune di Palestrina.
La Repubblica romana, però, durò poco e quando le truppe francesi, vinta l’eroica resistenza dei garibaldini, entrarono in Roma, 14 luglio, e occuparono con violenza la sede dell’Assemblea, Agapito Pinci fu tra i firmatari della celebre protesta che stigmatizzava l’operato sleale del governo repubblicano francese.
Ristabilito così il governo pontificio, anche il Pinci, come molti altri e lo stesso Mazzini, fu mandato in esilio. Fu prima a Tolone, poi ad Avignone, Nîmes e Marsiglia. Alcuni anni dopo il governo piemontese gli permise di stabilirsi, a Torino prima, e a Genova poi A Torino si sposò con una certa Caterina Menghini che, però, morì dopo pochi mesi, il 5 luglio 1852, lasciandogli la figlia Teresa.
Solo nel dicembre 1853 l’avvocato Pinci poté tornare a Palestrina, grazie all’intercessione del card. Luigi Amat, vescovo della Città, che lo stimava molto. Poté così riprendere l’attività forense che aveva dovuto abbandonare a causa dell’esilio. Nel frattempo si sposò con la cugina Tita Pinci dalla quale ebbe altri tre figli: Giulia, Giovanni ed Ernesto.
Lo spirito liberale del Pinci esultò sicuramente, il 20 settembre 1870, quando i bersaglieri entrarono in Roma, attraverso la breccia di Porta Pia, dichiarando la fine dello Stato Pontificio. Con l’avvento del Governo Italiano, Agapito Pinci fu chiamato di nuovo a rivestire varie cariche pubbliche. Morì il 26 agosto 1875 a seguito di una lunga malattia. La città di Palestrina gli ha dedicato una piazza ed una via.
Angelo Pinci
Sono il pronipote di Giovanni, figlio di Agapito.
Grazie infinite per queste belle notizie
Sto costruendo tutta la genia di questa nobile famiglia che nei suoi geni, devo dire, ha il senso dello Stato nella sua più nobile accezione, della dignità, laboriosità e dedizione verso l’altrui interesse e benessere.
Grazie ancora
Marco Pinci