DEMOGRAFIA CAVESE: DUE SAGGI DI GIOACCHINO GIAMMARIA E CINZIA DI FAZIO SU LATIUM.

DEMOGRAFIA CAVESE: DUE SAGGI DI GIOACCHINO GIAMMARIA E CINZIA DI FAZIO SU LATIUM.

30 Giugno 2024 0 Di angelo

Nell’ultimo numero di Latium, la rivista di studi storici edita dall’Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale (n. 40/2023), tra gli altri, due saggi sono dedicati a Cave. Il primo (pp. 201-216) è di Gioacchino Giammaria, direttore dell’istituto anagnino, ed è intitolato Demografia cavese (1594-1944); il secondo (pp. 217-223) è di Cinzia Di Fazio, direttore dell’Archivio storico della diocesi di Palestrina, ed è intitolato Demografia cavese nell’Archivio storico diocesano di Palestrina: l’Archivio parrocchiale di S. Stefano Martire.

Giammaria fa una lunga introduzione sulla storia della demografia delle città e paesi che studia la popolazione sotto gli aspetti culturali, antropologici e sociologici attraverso le fonti sia laiche che ecclesiastiche. Tra quest’ultime le principali sono i libri parrocchiali dove sono registrati, obbligatoriamente a partire dal Concilio di Trento, atti come il battesimo, la cresima, il matrimonio e l’estrema unzione. Sono questi libri importantissimi perché in genere vi è riportato il nome del battezzato, dei genitori, dei padrini, del prete che ha somministrato il sacramento o ne ha registrato l’atto, e in alcuni casi, anche il giorno della nascita, il livello sociale, la residenza e qualche notizia sulla famiglia. Questi registri costruiscono l’anagrafe di base: l’elenco dei nati e delle famiglie dà la possibilità di conoscere il numero totale degli abitanti di un paese. Registri particolari sono gli stati delle anime, una specie di anagrafe familiare, da cui inizialmente si ricavano i nomi di chi era comunicato e chi no (per età, demenza, gravi peccati ecc.), ma anche l’età di ciascuno, l’indirizzo di residenza, i titoli e il rango.

Altre fonti che riportano cifre sono le Visite pastorali e le Relationes diocesium, le prime conservate negli archivi vescovili, le seconde nell’Archivio Apostolico Vaticano. In età moderna lo Stato pontificio si dotò di liste fiscali e di leva; con lo Stato unitario appaiono altre liste come quelle elettorali, di categorie particolari (balie, passaporti, emigrazione e carte d’identità) ma soprattutto si realizzano periodici censimenti della popolazione.

Da tutta questa massa di fonti, Giammaria ha elaborato un prospetto informativo sulla popolazione di Cave che va dal 1594, con la cifra presuntiva di 2.000 abitanti, al 1911 con 4.182. Dalla tabella si evidenzia una discontinuità dei dati. Dal solo rilievo del XVI sec., si passa ai 5 del XVII, ai 15 del XVIII e ai 23 del XIX. Giammaria fa un confronto tra gli abitanti delle parrocchie di S. Maria e S. Stefano che ha quasi il doppio di abitanti della prima. La popolazione di Cave, tranne la rilevazione del 1656, che annota un calo a 1.429 abitanti, supera stabilmente i 2.000 nel ‘700, superando i 3.000 nell’800 (dai 3.050 nel 1854 ai 3.766 del 1880). Concludendo il suo esame, Giammaria ha operato un confronto con i cognomi cavesi presenti negli elenchi telefonici ed ha rilevato che i cognomi già presenti nell’800 sono 51.

Il lavoro di Cinzia Di Fazio si è concentrato sull’archivio della parrocchia di S. Stefano Martire, da lei riordinato insieme a Piero Scatizzi nel 2022 e che si presenta oggi come un complesso composto da 8 fondi: Parrocchia, Convento agostiniano, Compagnia di S. Monica, Compagnia del Crocifisso, Confraternita del sacro Cuore, Azione cattolica, Comitato Civico parrocchiale e ASCI esploratori d’Italia, tutti enti che operavano nella parrocchia. Il fondo della parrocchia va dal 1570 al 2000 e copre più di 400 anni di storia delle famiglie afferenti, con registri dei battesimi, cresime, matrimoni, defunti e stati delle anime, inventari di beni, catalogazione dei beni artistici, rescritti apostolici, legati pii, spartiti musicali e documenti in prevalenza di natura amministrativa. “La particolarità di questo archivio parrocchiale – scrive Di Fazio – è che nella sezione Cura delle anime, ovvero la parte relativa ai registri compilati dai parroci ove si attesta l’amministrazione dei sacramenti, non vi sono lacune: tutti i registri si sono conservati dal 1570 fino a tutto il Novecento”.

Gli altri fondi sono relativi ad atti notarili e verbali delle adunanze del capitolo degli Agostiniani che vanno dal 1752 al 1945 che si pensava fossero stati portati via al momento della chiusura del convento. La Compagnia di Santa Monica era una pia associazione femminile che aveva il compito di diffondere il culto della santa madre di Agostino. Il fondo della confraternita del crocifisso è pervenuto solo in parte e probabilmente altri pezzi sono conservati nelle case di Cave e dei quali si auspica la riconsegna; quello della confraternita del sacro cuore va dal 1911 al 1962 ma è interessante perché racconta lo svolgimento della festa da essa curata. Anche il fondo dell’Azione Cattolica è moderno, va dal 1943 al 1984, così come quello del Comitato civico (dal 1956 al 1960) e quello dell’ASCI (1958-1959).

L’articolo si conclude con la descrizione particolareggiata dei fondi, proprio per dar modo a chi (studenti, studiosi o ricercatori) volesse fare ricerche più accurate di avere un quadro preciso da cui partire. L’articolo è corredato da alcune foto riproducenti la copertina originale del libro dei battesimi, matrimoni e defunti 1575-1585, quella  del registro degli Agostiniani ed alcune pagine di manoscritti delle confraternite.

Foto da sinistra:  1)libro dei battesimi, matrimoni e defunti 1575-1585, 2) registro degli Agostiniani, 3) Foglio della Compagnia del Crocifisso, 4) fondo della compagnia di santa Monica.