EMMANUEL FERNIQUE E LA SUA TESI DI DOTTORATO SU PRENESTE

EMMANUEL FERNIQUE E LA SUA TESI DI DOTTORATO SU PRENESTE

7 Agosto 2022 0 Di angelo

Vogliamo oggi ricordare Emmanuel Fernique, primo archeologo de l’École Française de Rome, che sostenne la sua tesi di dottorato con uno studio su Preneste.

Nato a Parigi il 19 ottobre 1854, Fernique fu membro dell’istituzione francese a Roma dal 1876 al 1878 ed uno dei pionieri delle ricerche archeologiche da essa condotta in Italia; in particolare fece una campagna di scavo a Preneste tra il 1877 e il 1878, i cui risultati confluirono nella sua tesi e furono pubblicati nel 1880 col titolo Étude sur Préneste, ville du Latium.

Già da qualche anno le vestigia di Preneste avevano attirato l’attenzione; le rovine del santuario di Fortuna Primigenia erano sempre rimaste parzialmente in vista, anche se la città e il palazzo baronale ne ricoprivano una parte. L’esplorazione della necropoli era iniziata nel 1738 con la scoperta della cista Ficoroni e, negli anni successivi, di altri oggetti che, oltre ad arricchire le collezioni del principe Barberini, furono vendute dai proprietari dei terreni ad antiquari  e collezionisti di tutto il mondo.

Le scoperte delle tombe principesche Barberini, Castellani e Bernardini, tra il 1855 e il 1876, rafforzarono la frenesia di cercare sempre nuovi oggetti. Tra il novembre 1877 e gennaio 1878, Fiorentini scoprì circa 130 sarcofagi alla Colombella, oltre 25 iscrizioni e numerose ciste. Alla luce di ciò, la Scuola francese di Roma autorizzò Fernique a fare una campagna di scavo nella necropoli prenestina, i cui primi risultati furono pubblicati in Revue archéologique, T. 35, 1878, Les dernières fouilles de Préneste.

Nella monografia che pubblicò a Parigi nel 1880, Fernique tratta della storia della città che, all’epoca in cui Roma era governata dai primi re, occupava già un posto importante nella lega latina, prese parte poi alle lunghe lotte contro Roma, ottenendo il titolo di città alleata fino alla guerra sociale; divenne poi municipio, colonia militare, di nuovo municipio e, durante l’impero, soggiorno favorito del ceto elegante.

Nella seconda parte del libro, Fernique si occupa del tempio della Fortuna Primigenia,  del suo culto, e delle trasformazioni che subì. La terza parte comprende la descrizione della città antica secondo le rovine che ne restavano, e nella quarta l’autore fa delle considerazioni sullo sviluppo dell’arte. L’ultima parte  è un catalogo delle antichità appartenenti a due collezioni private, quella del principe Barberini e quella del celebre orafo romano Augusto Castellani, rimaste fino ad allora inedite. Per la collezione del principe fu aiutato da Sante Pieralisi, suo bibliotecario.  Nel libro è stato tralasciato il mosaico nilotico sul quale – scriveva Fernique – “troppe dissertazioni sono state scritte”, ma vi sono aggiunte quattro tavole: una carta delle rovine del tempio della Fortuna, un manico di cista in bronzo, e due placche in osso scolpito.

“Preneste, in origine, è stata una città importante, così come Roma, –  scriveva nella sua presentazione Fernique – e come essa fu in rapporto con l’Oriente. Lo studio dei progressi della civiltà di questa città desta molto più interesse della maggior parte delle altre città del Lazio: è a Preneste che si è sviluppata un’arte che in questo lavoro sarà chiamata col nome di arte latina, e che segna un passaggio tra l’arte etrusca e quella greca”.

La monografia di Fernique su Preneste vuole essere una specie di storia generale, integrando dati letterari, iconografici, epigrafici ed archeologici. Oggi, a distanza di più di 140 anni dalla stampa del libro, le conclusioni sull’organizzazione del santuario sono ormai vecchie, contestate  e superate, ma il suo sviluppo sulle ciste o sulla storia della città sono ancora di grande interesse.