FICORONI: UN PASSATO PRESENTE. INCONTRO A PALAZZO CONTI DI LABICO
Sabato 18 dicembre, ore 18,00 a Palazzo Conti di Labico sarà presentata la convenzione tra il Centro Studi Francesco Ficoroni e l’Università di Napoli “L’Orientale” e il bando sviluppato con I.C. Leonardo da Vinci di Labico. Interverranno Valentino Nizzo, docente di Etruscologia e Antichità italiche all’’Università di Napoli “L’Orientale”, Arnaldo Colasanti, Presidente del >Comitato Scientifico del Centro Studi Ficoroni, Eleonora Angelotti, docente di Arte e immagine all’I.C. Leonardo da Vinci, Anna Lucia Paris, Presidente dell’Associazione Castello di Lugnano, oltre al Sindaco Danilo Giovannoli e l’Assessore alla PP.II. Giulia Lorenzon. L’incontro sarà moderato da Cinzia Di Fazio, Direttrice dell’Archivio Storico Diocesano di Palestrina.
Francesco Ficoroni, nato a Lugnano, l’odierna Labico, nel 1662, ebbe l’appellativo di “principe degli antiquari” per la sua ricca collezione di antichità. Collezionista e studioso, infatti, Ficoroni dedicò gran parte della sua vita allo studio delle antichità romane ed etrusche e alla raccolta di un’imponente collezione formata da oggetti antichi di piccole dimensioni quali ciste, specchi incisi, monete, piombi, bulle che subito dopo la sua morte andò dispersa. Fu socio dell’Accademia Reale di Parigi e di Londra e dell’Accademia Peloritana di Messina e in Roma fondò la Colonia Esquilina degli Inculti.
Scrisse molte opere scientifiche importanti per lo studio delle antichità della sua collezione: “Le Bolle d’oro”, 1732; “Dei tali ed altri strumenti lusori degli antichi”, 1734; “Le maschere sceniche c le figure comiche degli antichi romani”, 1736; “I piombi antichi”, 1740. Per quanto riguarda la topografia romana e della sua città natale scrisse “Le vestigia e le rarità di Roma ricercate e spiegate”, 1744 e “Le memorie ritrovate nel territorio della prima e seconda Labico”, 1745.
Il suo nome è rimasto legato al pezzo più bello della sua collezione, la cista bronzea che da lui prese il nome: la Cista Ficoroni.
la cista, nonostante le ricche offerte dell’inglese Frederic, fu da lui donata al Museo Kircheriano del Collegio Romano e da qui in seguito (1914) passò al Musco nazionale di Villa Giulia, dove si trova ancora oggi. Ficoroni la comprò da due operai che la scoprirono a Palestrina nel 1738 insieme ad uno specchio. É la prima cista ritrovata nella necropoli della Colombella ed è la più bella e la più grande delle ciste di forma cilindrica (altezza 74 cm. c diametro 35). Come si apprende dall’iscrizione incisa sulla base del manico che sormonta il coperchio, si tratta di un’opera eseguita a Roma da Novios Plautios, commissionata da una certa Dindia Macolnia per donarla alla propria figliola: Dindia Macolnia Filca Dedit / Novios Plautios Med Romai Fecid. Il manico della cista, applicato sul coperchio, è costituito dal gruppo di Dioniso appoggiato a due satiri. Sul corpo cilindrico è raffigurato il mito di Amico, e in particolare la scena della punizione di Amykos, re dei Bebrici, che appare legato ad un albero di alloro, da parte di Polluce. Il centro della composizione è occupato dalla figura di Atena che regge una lunga lancia. Intorno a lei si dispone il gruppo di Amico e dei due Dioscuri; ai due lati sono raffigurati gli Argonauti, la nave della spedizione, la fontana – causa del pugilato di Polluce col re dei Bebrici – presso la quale siede un corpulento sileno. La scena è ambientata in un paesaggio roccioso. Gli studiosi l’hanno datata alla fine del IV secolo a.C. Francesco Ficoroni moriva a Roma il 1° febbraio 1747.