IL PALAZZO BARBERINI E IL SUO ‘RIUSO’
Alessia Mariani, è l’autrice del terzo articolo dedicato a Palestrina nel Catalogo della Mostra “Oltre Roma. Nei Colli Albani e Prenestini al tempo del Grand Tour”. Il titolo è “Dal programma dei Barberini sulla nuova fondazione di Palestrina: il Palazzo Barberini e il suo ‘riuso’” e fa da Appendice a quello di Sandra Gatti sulla fondazione di Praeneste e Tusculum.
Alessia Mariani, è l’autrice del terzo articolo dedicato a Palestrina nel Catalogo della Mostra “Oltre Roma. Nei Colli Albani e Prenestini al tempo del Grand Tour”. Il titolo è “Dal programma dei Barberini sulla nuova fondazione di Palestrina: il Palazzo Barberini e il suo ‘riuso’” e fa da Appendice a quello di Sandra Gatti sulla fondazione di Praeneste e Tusculum.
L’acquisto del feudo prenestino da parte di Carlo Barberini, fratello di Urbano VIII, è riferito in due memoranda conservati nell’archivio Barberini, uno anonimo del 1629 e un altro scritto nel 1630 da Giovanni Battista Scanaroli. Fu Francesco Colonna a vendere il feudo in seguito a gravi difficoltà economiche. Il palazzo baronale, costruito dai Colonna sulle rovine del tempio della Fortuna, è oggi il risultato di diverse aggiunte e rifacimenti operate dai Barberini, l’ultima delle quali sembra essere la galleria al piano superiore del lato occidentale.
Ai visitatori del Grand Tour il palazzo appariva più o meno come oggi. Gli appartamenti si sviluppavano sulle due ali e sui due piani del palazzo. L’ala di sinistra risale alla fine del ‘400 come risulta dall’iscrizione sul portone centrale, sul lato ovest viveva la principessa, mentre l’appartamento del principe era sul piano nobile. Dopo la seconda guerra mondiale il palazzo fu acquistato dallo Stato che nel 1956v lo adibì a Museo archeologico Nazionale.
Il resto può essere letto nella sezione articoli alla data del 16 giugno 2012