
IL PREFETTO E IL CARDINALE
Nella Mostra L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini, in corso a Roma nelle gallerie di palazzo Barberini, sono esposti due ritratti di Taddeo e Francesco Barberini.
Il ritratto di Taddeo Barberini come prefetto di Roma è opera di Andrea Sacchi, un olio su tela (cm. 250×1509 realizzato tra il 1631 e il 1633, che fa parte della Collezione dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. “Più che il ritratto di una persona – scrive Michele Di Monte nella Guida alla mostra – il dipinto è un tributo alla pompa dei paramenti che celebrano l’investitura di Taddeo a Prefetto di Roma nel 1631”.
Taddeo (Roma 1603-Parigi 1647), fratello del papa Urbano VIII, con l’acquisto del feudo di Palestrina nel 1630 da Francesco Colonna, che comportava il titolo principesco, divenne il primo principe della famiglia Barberini. Nel 1631 fu nominato prefetto di Roma, carica di cui prese possesso il 16 agosto con l’entrata solenne da porta del Popolo.
Morto Urbano VIII (1644), i Barberini furono accusati dal nuovo Papa di malversazione dei beni della Camera Apostolica, per cui furono costretti a fuggire in Francia, e a Parigi, il 14 novembre 1647, Taddeo morì.
Il ritratto di Francesco Barberini junior (1597-1669), invece, è un busto in marmo (h cm. 65) realizzato di Lorenzo Ottoni tra il 1681-82 ed è di proprietà della Galleria Nazionali di Arte Antica a Palazzo Barberini. Si tratta di un’effigie postuma del Cardinale che fu commissionata dal nipote Carlo, insieme al monumento funebre nella basilica vaticana, che l’Ottoni realizzò sul calco della maschera facciale che il prelato si era fatto fare negli ultimi anni della sua vita.
Nipote di Urbano VIII e fratello di Antonio e di Taddeo Barberini, fu nominato Cardinale nel 1623, governatore di Tivoli e Fermo nello stesso anno, bibliotecario della Vaticana (1627-36), vicecancelliere della Chiesa (1632), segretario di Stato; dopo l’elezione di Innocenzo X fu costretto a rifugiarsi coi fratelli in Francia (1646). Tornato qualche anno dopo, istituì la biblioteca barberiniana (ora nella Vaticana); in precedenza aveva istituito l’arazzeria Barberini, la prima arazzeria romana seriamente organizzata, alla quale lavorarono francesi, fiamminghi e italiani e dettero cartoni Pietro da Cortona, Romanelli e altri.