IL RITROVAMENTO DI UNA NUOVA CARTOLINA PRENESTINA: FORTUNA ADIUVAT AUDACES
Nell’ambito del ciclo d’incontri “Praeneste. Archeologia, ricerca e restauro”, che si tenne al Museo Archeologico Nazionale Prenestino, il 15 marzo dell’anno corrente tenni una conferenza dal titolo “L’archeologia prenestina nelle cartoline dal 1899 al 1956”, dove ripercorremmo la storia dell’archeologia prenestina dal 1899, anno in cui si tenne il XII Congresso degli orientalisti a Roma in occasione del quale furono stampate le prime due cartoline in assoluto per Palestrina, fino al 1956, anno in cui fu inaugurato il Museo Archeologico.
Tra le varie cartoline ne presentai alcune raffiguranti una ricostruzione del tempio della Fortuna, stampate nei primi anni del ‘900, che riproducevano il quadro di grande formato che era conservato nel palazzo Comunale. Esso, realizzato da Antonio Cipolla tra il 1853 e il 1860, andò distrutto a causa di un incendio appiccato alla sede comunale durante la seconda guerra mondiale. Le cartoline con la ricostruzione dell’architetto Cipolla ebbero molte ristampe e furono utilizzate anche durante il periodo bellico come propaganda di guerra. Nella parte sottostante la didascalia, infatti, il regime fascista fece stampare la scritta “Vincere! Audaces Fortuna iuvat”, ci si rivolgeva alla Fortuna per vincere la guerra!
Un ritrovamento recente mi ha portato ad acquistare una variante di quella cartolina edita da Agapito Scacco. Sotto la didascalia della ricostruzione ideale del tempio della Fortuna, fu soprastampata non solo la frase “Fortuna adiuvat audaces” ma anche il logo del Partito Nazionale Fascista. La cartolina era stata fatta stampare dalla Federazione dei Fasci di Combattimento dell’Urbe – Fascio di Combattimento “R. Lulli” – Palestrina. Il fascio di Combattimento di Palestrina gli era stato intitolato perché Lulli fu uno dei primi caduti della marcia su Roma. Egli si trovava a Genazzano, il 28 ottobre 1922, insieme ad una squadra fascista che si stava recando a Roma per la marcia, ma rimase colpito da un colpo di fucile partito durante una colluttazione con il genazzanese Antonio Andreani che si era rifiutato di cedere il proprio fucile alla squadra. Per rappresaglia, Andreani, alcuni giorni dopo, fu picchiato a morte e il suo corpo esposto dai fascisti per tre giorni.
A Raffaele Lulli, il Regio Commissario del Comune, – si legge nella delibera del 21/9/1923 – “aderendo ben volentieri alle premure rivoltegli dalla locale sezione del Partito nazionale fascista, perché una strada della Città porti il nome di Lello Lulli ucciso dalle orde rosse che fomentavano la Patria nostra e perché il suo nome sia tramandato ai posteri come simbolo imperituro della fede, del martirio e della luminosa vittoria fascista, delibera che la denominazione di Viale della Vittoria sarà sostituito da Viale Lello Lulli”.
In realtà, la delibera, su pressioni del Prefetto di Roma, fu presto revocata e sostituita con la n° 39 del 25 ottobre con la quale si decideva di cambiare la denominazione di Via Capo Croce in Via Raffaele Lulli. La damnatio memoriae imposta dai vincitori della seconda guerra, però si abbatté anche su Via Lulli che fu sostituita con Via XI martiri, in ricordo dell’eccidio di undici cittadini di Palestrina, il 28 maggio 1944, da parte delle truppe di occupazione tedesca.