IN RICORDO DI MAURIZIO CALVESI

IN RICORDO DI MAURIZIO CALVESI

29 Luglio 2020 0 Di angelo

Il 24 luglio scorso ci ha lasciato Maurizio Calvesi, storico dell’arte e professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza. Socio dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia Clementina di Bologna, era considerato tra i più autorevoli storici dell’arte moderna in Italia.

Calvesi, nella sua lunga carriera, è stato direttore della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea e della Calcografia Nazionale di Roma, delle Fondazioni Mastroianni e Burri, ed anche membro del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia.

Per quasi cinquant’anni Maurizio Calvesi ha portato avanti una battaglia per il riconoscimento dell’autore dell’Hypnerotomachia Poliphili, un libro stampato a Venezia da Aldo Manuzio nel 1499 e considerato il “più bel libro illustrato del Rinascimento”. Contro la tradizionale attribuzione ad un frate domenicano veneto, Calvesi propone quella di Francesco Colonna, principe di Palestrina, un’attribuzione che ha riscosso molte adesioni entusiastiche ma anche aspre critiche.

Oltre a numerosi articoli su riviste specializzate, due sono i libri che gli ha dedicato: Il sogno di Polifilo prenestino (1980) e La “Pugna d’amore in sogno” di Francesco Colonna romano (1996).

Il 23 febbraio 2008, Calvesi tenne una conferenza nel Museo Archeologico di Palestrina, dove ripercorse tutte le tappe delle ricerche che lo hanno portato all’ identificazione dell’autore del Polifilo col principe prenestino.

L’Hypnerotomachia Poliphili, il cui titolo significa letteralmente Pugna d’amore in sogno di Polifìlo, stampato in folio, contiene ben 170 xilografie; è scritto in volgare, in italiano maccheronico mescolato al latino, al greco e all’ebraico, ed in esso l’autore esprime tutte le sue conoscenze di filosofia, architettura, astronomia. botanica, astrologia, intrecciandole ad una storia d’amore tra Polifilo e Polia: il loro è un viaggio iniziatico verso la ricerca della verità spirituale. Il nome dell’autore si ricava dalle iniziali dei trentotto capitoli del libro che, se lette di seguito, costituiscono la seguente frase: POLIAM FRATER FRANCISCO COLUMNA PERAMAVIT, cioè Frate Francesco Colonna amò immensamente Polia.

La discussione tra studiosi si è sempre incentrata sull’identità di questo “frate” che Giovanni Pozzi ha sempre sostenuto, con tutte le sue forze ed anche con veemenza ed improperi verso Calvesi, essere stato un frate veneto. Ma mentre per il frate veneto non c’è nessuna testimonianza storica, Calvesi ne ha trovate molte che avvalorano la sua tesi: alcune corrispondenze tra quadri del Rinascimento e il mosaico nilotico, la scritta sul portone del palazzo Baronale: Franciscus Columnigeri aedificavit 1493, la struttura piramidale che il protagonista si trova di fronte nel suo viaggio, e molte altre.

L’esame dei numerosi monumenti descritti ed illustrati nel testo, hanno portato Calvesi ad un’identificazione quasi certa dell’autore col principe prenestino che aveva sicuramente molte più possibilità economiche di stampare un libro di tale importanza che un semplice frate. Il libro ha un testo strano, quasi illeggibile la cui interpretazione pone infiniti problemi di cultura antiquaria, linguistici e figurativi.

La prima edizione di quest’opera, praticamente introvabile, è di inestimabile valore, basti pensare che una copia è stata battuta alcuni anni fa alla Sotheby, la più famosa casa d’aste del mondo, ad una cifra iniziale di 300.000 franchi (circa 55 milioni di euro oggi) più i diritti d’asta.

Di seguito alcune delle 170 xilografie del libro.