LA ROSA PRENESTINA NELLA NATURALIS HISTORIA DI PLINIO. COMMEMORATO IL BIMILLENARIO A COMO
Abbiamo ricevuto oggi dalla Società Archeologica Comense il libro Plinio il Vecchio e la Naturalis Historia. Aspetti e valori del sapere antico, curato da Gaetano Iapichino.
Il libro è stato pubblicato nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei duemila anni dalla nascita di Plinio il Vecchio che sono state per lo più incentrate su una mostra dedicata proprio a Plinio e la sua Naturalis Historia. Poiché la Mostra, tenuta dal 30 agosto al 3 settembre 2023 nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano in Como e successivamente nella Biblioteca Comunale Paolo Borsellino, ha avuto un notevole successo con la visita di numeroso pubblico, la Società Archeologica ha ritenuto opportuno pubblicare in un testo più ampio e illustrativo i pannelli relativi ai 36 libri dell’opera affinché fossero accessibili ad un pubblico più vasto e soprattutto agli studenti.
La mostra era tutta incentrata sull’unica opera di Plinio pervenutaci, la Naturalis Historia, un’opera enciclopedica sul sapere antico, sulla sua importanza, l’influenza che ha esercitato in epoca medioevale e rinascimentale, l’eredità lasciata.
Plinio apparteneva all’ordine equestre romano ed è stato comandante di uno squadrone di cavalleria ai co0nfini fra Gallia e Germania. Tornato a Roma si dedicò a studi di retorica e grammatica, scrivendo diverse opere andate però perdute. L’unica rimastaci è la Naturalis Historia, una grande opera in 37 libro in cui si trovano nozioni di geografia, antropologia, zoologia, medicina, astronomia e botanica.
Nella sezione della mostra dedicata alla botanica e all’agricoltura, libri XII-XXI, era presente anche la Rosa praenestina, sia con una foto di una rosa moderna che con una incisione seicentesca di Basilius Besler che avevamo gentilmente messo a disposizione del prof. Iapichino, curatore della mostra.
L’incisione è tratta dal libro Hortus Eysettensis (1613), in cui la Rosa praenestina variegata è così descritta: “con molti petali e foglie normali, con striature rosse che si alternano per circa un terzo con il bianco; il bianco e il rosso integri si mischiano mantenendo lo stesso splendore di colore”.
Plinio, che sappiamo dalle antiche fonti avere una villa anche a Praeneste, è stato il primo a parlarne, scrivendo che la rosa prenestina, insieme a quella campana era famosissima, generis eius rosae nostri fecere celeberrimas Praenestinam et Campanam (n.h. 21,16).
Anche Marziale scrive che dalla coltivazione delle rose a Praeneste si era sviluppata l’industria dei profumi. Oggi due toponimi ricordano le zone dove molto probabilmente erano coltivate le rose: via Rodi e Bocce Rodi.