PALESTRINA PASSA E CAMMINA. QUATTRO CHILOMETRI DI MURA DA RISCOPRIRE
Il 23 maggio c.a., l’architetto Lea Stazi, ha presentato alla Scuola di Dottorato in Architettura Teorie e Progetto dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” il suo studio incentrato sul circuito delle mura poligonali di Palestrina: Palestrina, passa e cammina. Quattro chilometri di Mura da riscoprire.
L’indagine propone, nello sviluppo della cittadina di Palestrina,una nuova attenzione al ruolo strategico della sua cinta muraria che, nel corso dei secoli, ne ha condizionato l’assetto urbanistico-politico sociale, cercando di sottolineare la necessità di interventi che siano sensibili al rapporto valore storico e uso contemporaneo, un progetto di recupero e di valorizzazione di quanto ancora esistente.
Studi recenti di Sandra Gatti, (Le mura poligonali di Praenestein ATTA, 21/2011) collocano la nascita del circuito difensivo tra la fine del VI secolo e gli inizi del V a.C. La particolarità di questo circuito, di cui ne rimangono tratti per più di quattro chilometri, è il fatto che comprenda due comuni: Palestrina e Castel San Pietro Romano e, forse, rappresenta un caso unico almeno nel mondo occidentale.
L’attuale cittadina di Castel San Pietro Romano rappresentava l’acropoli di Praeneste; durante il periodo sillano, al centro storico fu aggiunta un’appendice – la cosiddetta “città bassa” – della quale non rimangono resti visibili ma è percepibile ancora la suddivisione cardo-decumano degli accampamenti romani seguendo i tracciati regolatori delle vie antiche: l’attuale Viale Pio XII, via degli Arcioni, Via della Martuccia e Via Prenestina Antica.
La bellezza di queste mura è legata alle migliorie, ai rinforzi e agli allargamenti definiti prima con l’edificazione del Tempio della Dea Fortuna Primigenia (II secolo a.C.) che andò ad occupare buona parte della città alta e, successivamente in periodo medievale e rinascimentale, con il contributo dei Colonna/ Barberini che resero famose queste fortificazioni, citate anche da Dante nel canto XXVII dell’Inferno, in occasione dell’incontro con Guido da Montefeltro il quale racconta dell’inganno messo a punto insieme a Bonifacio VIII proprio per cercare di entrare in quella città inattaccabile e impadronirsene.
Dopo Silla, Palestrina fu presa e distrutta più volte; se il Cardinale Vitelleschi nel 1437 non avesse messo a ferro e fuoco la città, probabilmente la cinta muraria sarebbe ancora intatta. Buona parte è divenuta sostruzione del nucleo abitativo, ma ancora è possibile percepire questa poderosa opera.
In epoca romana, parti della cinta muraria vennero sfruttate per favorire il passaggio degli acquedotti delle Cannucceta e della Bulliga. Il primo riforniva i ninfei posti alle porte della città e nell’area sacra, il secondo la città bassa sillana, sfruttando le cisterne di Via degli Arcioni come punto di accumulo. Il suo valore oggi è stato accantonato, probabilmente per i ritrovamenti, succeduti ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, che hanno riportato alla luce il poderoso Tempio e il Foro della città, ma ancor prima nell’Ottocento con i ricchi corredi delle tombe orie4ntalizzanti della necropoli della Colombella.
Le mura, dunque, rappresentavano un’infrastruttura pubblica che giocava un ruolo rilevante per il prestigio della città; erano percepibili a chilometri di distanza e mettevano in risalto il prestigioso Tempio.L’architetto Lea Stazi, nella sua tesi di dottorato, ha dapprima eseguito il sopralluogo del circuito murario, poi un’accurata indagine storica, le figure territoriali e gli elementi cardine che hanno preceduto l’approccio al programma d’intervento. Non è stato facile, tra le difficoltà riscontrate nell’affrontare l’itinerario, nella percezione delle mura, stilare un programma che valorizzasse i punti di pregio e le risorse offerte dalla città.
Gli obiettivi posti sono nuove funzioni per le strutture del parco del Principe, ridare l’acqua al propileo di via degli Arcioni, istituire un trekking archeo-storico ed un itinerario panoramico nella parte alta della città, infine creare una guida interattiva, con una App che faccia meglio apprezzare i luoghi visitati.