PRESENTATO IL LIBRO “LA CISTA FICORONI NELLE STAMPE” AL CONVEGNO DI LABICO
Nell’ambito del convegno “Francesco Ficoroni, il principe degli antiquari. Dall’antica Lugnano al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia”, tenutosi a Labico, Palazzo Giuliani, il 30 aprile, è stato presentato, tra l’altro, il libro La cista Ficoroni nelle stampe, di Angelo Pinci.
“L’Amministrazione comunale, dando il patrocinio al libro di Pinci, – ha detto il sindaco Danilo Giovannoli – ha inteso proseguire sulla strada tracciata già da qualche anno sulla riscoperta e valorizzazione di Francesco Ficoroni, di cui si conosceva fino a poco tempo fa solo il nome di una strada a lui dedicata, ma che è stato un famoso archeologo, collezionista, storico ed erudito nato a Lugnano, l’odierna Labico, nel 1662”.
Il libro è il terzo della collana “Palestrina nelle stampe” ed è dedicato alla cista Ficoroni, la prima scoperta e, quasi sicuramente, la più bella di quella classe di oggetti nota come “ciste prenestine”. Il libro presenta l’evoluzione dei disegni che l’hanno riprodotta (l’oggetto intero, il coperchio, i piedi, l’iscrizione, lo sviluppo dell’incisione sul corpo, lo specchio in essa contenuta) dal 1745 con Ficoroni, che la pubblicò per primo nel suo libro Le memorie ritrovate nel territorio di Labico, al 1923 con Pfuhl in un’opera sulla pittura e il disegno dei Greci.
Nel libro sono presentati 91 disegni e incisioni, riprodotti in sequenza cronologica; per ogni scheda è stata tracciata una brevissima biografia dell’autore del volume originale da cui sono state tratte, ed è riportata l’esatta didascalia e, quando possibile, il nome del disegnatore e dell’incisore.
La cista fu scoperta casualmente da due operai, probabilmente nel 1738, nei pressi della chiesetta di S. Rocco, oggi scomparsa, che era situata all’inizio della necropoli della Colombella dove, negli anni successivi e nel corso dell’800, saranno scoperte molte altre ciste. I due la vendettero all’antiquario Francesco Ficoroni, della vicina Labico, il quale, convinto dell’eccezionalità della scoperta, prima di morire, la donò al Museo Kircheriano dove la cista è rimasta fino al 1914 quando, dopo lo smembramento di quel museo, passò alle collezioni del Museo Nazionale di Villa Giulia.
La cista era un antico beauty case, che conteneva unguenti, profumi, pettini, specchi, ecc. e veniva data alle donne come regalo di nozze. Il corpo della Ficoroni, in lamina metallica, è finemente inciso con la raffigurazione di un episodio del mito greco degli Argonauti; le zampe feline schiacciano una rana e sono unite alla cista da placche rappresentanti gli eroi Eracle e Iolao. Il manico è costituito da un gruppo con Dioniso e satiri e sul coperchio è un’iscrizione in latino arcaico che ci dice che l’oggetto fu creato a Roma da Novios Plautios e donato da Dindia Macolnia alla figlia, probabilmente proprio come regalo di nozze.
Al convegno ha partecipato anche il prof. Arnaldo Colasanti, critico letterario, che ha deliziato i presenti parlando della bellezza, della passione e della sofferenza; ha concluso il suo intervento, infatti, con le seguenti parole: “la fatica passa, il dolore pure, ma la bellezza resta”.
Infine, Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, ha tenuto una lezione magistrale sul Museo da lui diretto, sulle collezioni ospitate, sulla recente ristrutturazione che ha visto le collezioni Barberini collocate nella nuova sede di Villa Poniatowski, ed ha dato, soprattutto, diversi spunti per poter approfondire la conoscenza di Ficoroni, della cista che ne porta il nome e, più in generale sugli studi archeologici che si sono sviluppati dal Settecento ad oggi.