STORIA DI PALESTRINA, OPERA DI LEONARDO CECCONI
La prima storia di Palestrina in lingua italiana fu scritta da Leonardo Cecconi, Vescovo di Montalto, e pubblicata nel 1756 ad Ascoli col seguente titolo: Storia di Palestrina città del Prisco Lazio, illustrata con antiche iscrizioni e notizie finora inedite.
L’autore, nato il 9 luglio 1691, proveniva da una nobile famiglia prenestina; divenuto Canonico, per i suoi meriti ecclesiastici fu nominato da Benedetto XIV Vescovo di Montalto nelle Marche il 16 settembre 1748; morì a Palestrina il 18 novembre 1774.
La sua monumentale opera è importante perché fu la prima in lingua italiana, dopo le due precedenti, entrambe scritte in latino: Praenestes Antiquate (1655) di Giuseppe Maria Suarez e le Historiae Praenestinae (1668) di Antonio Pennazzi (manoscritto rimasto inedito, che si trova alla Biblioteca Barberina Vaticana).
Cecconi si spinse a scrivere quest’opera, come egli stesso dice nelle premesse, “perché il Suaresio nella sua Opera alcune cose appena le accenna, altre spettanti alla Storia Profana de’ Secoli Cristiani affatto le tralascia; e di molte altre o non si ebbe notizia; ovvero doveano supplirsi, perché avvenute dopo la pubblicazione della sua Storia; od in fine perché erano state sommosse varie difficoltà da più recenti Eruditi, le quali doveansi assolutamente dilucidare; come di fatto sono gli Atti del Martirio di S. Agapito”, e poi anche perché Suarez scrisse la sua storia conoscendo poco Palestrina, essendo stato sì ospite dei principi Barberini, ma non tanto per«potere appieno indagare i siti, le antiche denominazioni, ed altre necessarie notizie per una compita Storia».
A questi motivi si aggiunse il fatto che Cecconi fu Convisitatore di otto Vescovi di Palestrina, per cui ebbe “tutto il comodo di osservare reiteratamente cadaun Luogo, e Chiesa della Diocesi”, ma soprattutto di consultare tutti i documenti conservati nella Cancelleria Vescovile, da cui trasse una enorme mole di notizie; molte altre le prese dall’Archivio Segreto Vaticano di Castel S. Angelo. Ed all’allora vescovo di Palestrina, Giuseppe Spinelli, dedica il libro dove – scrive ancora – “avrete occasione di ammirare non solo la magnificenza dell’antica Preneste, ed il valore de’ suoi primi abitanti, ma ancora la venerabile origine di quella Chiesa, che con tanto zelo e vigilanza governate”.
Dice ancora Cecconi: “Alla lettura degli antichi, e moderni Scrittori, che in qualunque occasione han discorso di questa Città, congiunsi un’attenta osservazione su cadauna contrada di questo territorio con ponderarne l’antica denominazione, le vestigia, le strade in essa esistenti; e soprattutto una particolare oculatezza nell’osservare gli scavi fatti a mio tempo, e le iscrizioni ritrovatesi, quali essendo i documenti più autentici della veneranda antichità; ho procurato riferirli colla maggiore esattezza possibile, e dilucidarli nel miglior modo mi è riuscito”.
Terminata l’opera, il Cecconi avrebbe dovuto inserirvi alcune carte topografiche della città e del territorio, ma venne nominato Vescovo di Montalto, per cui, preso da più importanti incombenze, fu tentato di lasciare il manoscritto inedito. Fu spinto a pubblicarlo da molti amici e soprattutto dal P. Maestro Tommaso Mammacchi domenicano, a cui l’aveva sottoposto. La stampa dell’opera, di ben 432 pagine, fu cosi eseguita ad Ascoli da Niccola Ricci “Stampator pubblico e del Palazzo Apostolico”, ha un fregio xilografico sul frontespizio, capilettera figurati e una legatura in mezza pergamena. Il volume è arricchito da una “Carta topografica del territorio prenestino antico e moderno trigonometricamente delineata”, una tavola più volte ripiegata, incisa da Filippo Zenobi sulla base delle nozioni di Gio. Giacomo Marcelli; la carta fu regalata a Leonardo dal fratello, l’abate Giuseppe Agapito Cecconi, oltre che per arricchire l’opera ed esaudire un desiderio del fratello, anche per celebrare l’apertura del nuovo Seminario da parte del vescovo Spinelli; poiché il libro era stato già stampato, la lettera con cui l’Abate donò la carta al fratello ed il sonetto a Spinelli furono inseriti senza numerazione di pagine.
Il libro di Leonardo Cecconi ha avuto nel 1978 una ristampa anastatica, curata dalla Arnaldo Forni editore per la collana “Historiae Urbium et Regionum ItaliaeRariores”, ma priva della carta topografica.
Angelo Pinci